Nel corso di quest’anno scolastico ho organizzato due laboratori di scrittura creativa per tre classi quarte di scuola primaria, distribuite in due diversi istituti della mia città. Questa attività ha caratterizzato una parte importante dell’anno scolastico, iniziando a ottobre-novembre con la lettura del mio libro per bambini Hanno rapito uno scoiattolo! Un’indagine per Babbo Natale, cui è seguito un incontro-intervista in dicembre, con ciascuna classe. Poi, con l’arrivo del nuovo anno, abbiamo dato inizio al laboratorio di scrittura creativa vero e proprio. Si è trattato di un’attività suddivisa in sei incontri per un istituto e in quattro per l’altro, a seconda delle relative disponibilità di tempo e delle richieste degli insegnanti.
Il laboratorio era mirato allo scopo generale di condurre i bambini a creare una storia inventata da loro stessi, sulla base di un incipit fornito da me come punto di partenza per l’elaborazione del testo. Dopo aver fornito alcune spiegazioni e illustrato qualche “trucco dello scrittore”, siamo partiti con l’attività di creazione delle storie da parte dei bambini, divisi a coppie, fino ad arrivare a un incontro conclusivo dedicato in modo approfondito a come si scrive il finale di una storia.
Questa esperienza, da poco conclusa, mi induce a una prima conclusione generale: ho ricevuto molta più soddisfazione dai bambini, che dagli adulti. I bambini non risultano essere ancora vittime dei vari pregiudizi che, con grande frequenza, caratterizzano – ahimè – il mondo degli adulti. Per un bambino non ha alcuna importanza che ci sia un grosso editore in ballo oppure no; per un bambino non ha alcuna importanza che io sia famoso oppure no. Un bambino legge, ascolta e dice ciò che pensa. Se ha apprezzato una storia, lo dice senza porre in mezzo altre questioni, che disturbano una possibile valutazione dell’esperienza. Tutto ciò, devo dirlo, raramente contraddistingue il mondo degli adulti ed è un peccato.

Detto ciò, anche il laboratorio di scrittura si è rivelato un’esperienza interessante, innanzitutto per via della sfida nel riuscire a spiegare a dei bambini dei concetti che a me possono apparire chiari e limpidi ma che, per loro, a volte non lo sono, rendendo necessarie varie modifiche, rimodulazioni e ulteriori chiarimenti per far loro arrivare ciò che avevo in testa. Inoltre, è sempre un piacere constatare come un incipit comune a ben tre classi abbia prodotto una trentina di storie molto diverse tra loro e tutte sorprendenti per le trovate che ci sono finite dentro (dagli omini fatti di pan di zenzero agli assassini in agguato dietro l’angolo, passando per gli alieni in viaggio nello spazio).

Dal punto di vista tecnico, ho puntato molto, insieme agli insegnanti, sull’idea di fornire ai bambini degli strumenti che consentissero loro di non limitarsi a storie e descrizioni di poche righe. Mi sono sforzato, così, di trasmettere loro degli ingredienti per formare paragoni più ricchi (usando, ad esempio, i colori, il tempo atmosferico, la luce oppure i ricordi); ho ricordato di aggiungere sempre le sensazioni e i sentimenti provati da un personaggio quando compie un’azione, oppure quale tipo di sensazione dovrebbe provocare il suo aspetto nel lettore. Infine, una particolare attenzione ho voluto dedicarla ad evitare il rischio (molto comune) di creare dei finali banali e troppo brevi.
Tutta questa attività, insomma, è stata pensata con l’obiettivo, nel mio piccolo, di cercare di ovviare alla carenza che io ho sempre avvertito durante tutta la mia esperienza scolastica: a noi, da studenti, è sempre stato detto di scrivere, di descrivere, di esprimerci, ma senza mai fornirci alcuno strumento tecnico per farlo, quasi la scrittura fosse un elemento innato in qualsiasi persona, che era ovvio saper padroneggiare. Senza contare quanto spesso, specie nei gradi scolastici superiori alle elementari (pardon, primaria, come si usa dire oggi), si uccida nella culla ogni velleità di scrittura, nei ragazzi, attraverso titoli e argomenti sganciati completamente (o quasi) dalla loro vita e dai loro interessi.
Ecco, chiudo queste poche righe dedicate ad un’attività molto interessante (ma che non penso avrà un seguito particolare) dicendo che è stato bello e interessante svolgerla durante questi mesi. Ci vorrebbero più scrittori in grado di cogliere la sfida di entrare nelle scuole e ci vorrebbe una scuola meno emergenziale, che fosse in grado di trasformare quei pochi autori disposti ad entrarci volentieri (tra i quali ritengo di annoverarmi, un gruppo in via di estinzione) in una risorsa da valorizzare.
E, ovviamente, ringrazio gli insegnanti e i bambini che mi hanno ospitato nelle loro classi per questo strano viaggio dentro la creazione di una storia!