Compariranno su questo sito, a cadenza rigorosamente irregolare, alcuni frammenti, sparsi qua e là. Si tratta di testi di lunghezza (anch’essa) rigorosamente irregolare, da poche brevi frasi, quasi a comporre delle poesie in prosa, fino a testi più lunghi. Sono riflessioni, considerazioni varie ed eventuali, a volte di carattere episodico, a volte più articolato. Essendo questo sito un mio spazio personale, ho deciso di aggiungervi questi testi privi di una definizione precisa, accompagnati, a volte, da un’immagine.
SCRIVERE È SEMPRE SCRIVERE DI SÉ
Scrivere è una lotta. Scrivere è una battaglia infinita. Scrivere per qualcuno che non leggerà mai ciò che scrivo? Scrivere per qualcuno che leggerà senza capire? Domande senza risposta. La scrittura è destinata, fatalmente, all’incomprensione, perlopiù.

Vorrei cancellare me stesso. Vorrei rendermi non-esistente. Ogni volta che mi guardo vedo emergere, alle mie spalle, le forme sinistre dei demoni che mi perseguitano. Posso osservarne le ombre librarsi sempre più in alto e sempre più vicine a me, senza che io possa oppormi. Nessuno le vede, eccetto me. Nessuno sente le loro voci, eccetto me. Perché insistere a voler scrivere l’indicibile? Non sarebbe preferibile se la magia della scrittura mi consentisse di farmi scomparire, almeno nei testi che produco? Invece sono vittima della eterna maledizione dello scrittore, il quale è costretto a scrivere sempre e comunque; il quale, nonostante tutti i buoni propositi, finisce col buttare se stesso dentro i suoi testi, perfino quando parla di tutt’altro, perfino quando l’autobiografia sembra assente dalla sua letteratura. Maledizione impossibile da spezzare, sia che un testo sia autobiografico, sia che non lo sia affatto.
Vorrei cancellare me stesso. Vorrei rendermi non-esistente. E invece continuo a scrivere, perché non posso farne a meno. Vorrei cancellare…