Stamattina, durante una giornata particolarmente allucinata, ho pubblicato sul mio profilo Facebook il brevissimo testo che compare qui sotto. Parla di Giulio Regeni e, più in generale, dell’Italia come nazione fondata sull’ingiustizia (sociale, civile, giudiziaria e chi più ne ha, più ne metta). In breve, è un mio personale grido di rabbia, frutto forse anche dell’allucinazione che mi pervade oggi e dalla quale non riesco a liberarmi. Rappresenta, in definitiva, un invito a schierarsi, per una volta. Rappresenta la mia piccola, inutile, parte di scrittore. Dobbiamo molte scuse a Regeni e ai dimenticati come lui. Dimenticati il cui elenco è pressoché infinito. Dobbiano loro anche, finalmente, la decisione di aprire la bocca e schierarci. Mi spiace solo che, da autore sconosciuto, io non possa dare maggior voce al mio pensiero e, con esso, anche alla moltitudine di Giulio Regeni scomparsi nella voragine dell’ingiustizia italiana.
Dunque è così: pretendiamo (giustissimamente, tra l’altro) giustizia per Giulio Regeni nel paese che non è stato in grado di far pagare le proprie colpe al fascismo. Nel paese dove ogni giorno altri giovani come Regeni muoiono sulle impalcature di tutta la nazione. Nel paese dove la polizia carica brutalmente un corteo di studenti in ricordo di un loro compagno morto nell’abominio dell’alternanza scuola-lavoro (sappiatelo, le parole sono importanti, io che sono uno scrittore lo so: quella non è alternanza, ma sfruttamento classista). Nel paese dove non è possibile sciogliere CasaPound. Potrei andare avanti, ma non lo farò. Vogliamo giustizia per Giulio Regeni, ma senza batterci quando c’è da schierarsi e seguitando a credere nei politici taumaturghi, come nell’antichità credevano nei re taumaturghi (per la cronaca, si, questa è una citazione del grande Marc Bloch, ammazzato dai nazisti, a suo tempo). Continuiamo pure a sognare, perché no? Magari riusciremo a non svegliarci mai dal sogno e a credere davvero che, non schierandoci, qualcosa un giorno cambierà. Come fece notare Ottolenghi, uno dei personaggi dell’Altipiano di Emilio Lussu, i nemici non sono quelli davanti a noi, verso i quali ci mandano all’attacco, ma quelli alle nostre spalle, a Roma. E in molti altri posti, vien da dire, visto che colonizzano qualsiasi spazio, fisico e mentale, senza che ce ne accorgiamo.
Qui sotto, Giulio Regeni. Ragazzo per sempre, suo malgrado.
