Questo manifesto è dedicato allo scrittore operante nella piccola o piccolissima editoria indipendente. Volendo, però, potrebbe essere di utilità anche al lettore di libri, poiché potrebbe fargli comprendere molti meccanismi e realtà nascoste del mondo degli scrittori. In particolare, quelli che non diventeranno mai famosi. Certamente qualcuno potrebbe avere altri punti da aggiungere, ma non ho la pretesa di essere stato esauriente. Sono consapevole che le cose da dire sarebbero ancora molte. Forse, in futuro, riprenderò in mano il manifesto e ne curerò una seconda edizione. Per ora, basti la prima!
- CHI È LO SCRITTORE ETERNO ESORDIENTE? Lo scrittore eterno esordiente è chiunque scriva nell’ambito dell’editoria indipendente. In linea generale, esiste una regola aurea per questo tipo di autore. Eccola: che tu abbia pubblicato un solo libro, oppure quattro, oppure quarantaquattro, rimarrai sempre un esordiente. Per il pubblico, un autore che scrive per un’oscura casa editrice priva di visibilità è eternamente un esordiente. Egli deve sempre dimostrare qualcosa a qualcuno; in concreto, deve sempre dimostrare tutto a tutti. Del resto, è un eterno esordiente e gli esordienti, si sa, vanno guardati con condiscendenza. Dall’alto in basso. Egli, dunque, fondamentalmente, non sa scrivere: deve sempre dimostrarlo. Il lettore è sempre lì, pronto, a puntare il dito su una sua storia (o una parte di storia), perché “non è scritta bene”, perché “si vede che proviene da un editore insignificante”, perché “gli editori piccoli pubblicano robaccia e sai quante volte io sia rimasto deluso dopo averci speso dei soldi!”, perché chi più ne ha, più ne metta. Hai quattro libri all’attivo e un quinto in uscita? E cosa importa, tu sei un esordiente, non scrivi mica a livello professionale, che ti credi? Quindi, caro scrittore eterno esordiente, vedi di calare la cresta e di non esagerare con le pretese.
- IN QUESTO LIBRO C’È UN REFUSO, OH MIO DIOHHHH! Accade, alle volte, che dentro i libri sfugga qualche refuso. Ebbene sì, gli autori si incazzano, gli editori anche, ma essi rimangono. Fanno parte della vita editoriale, diciamo così. Per quanta attenzione si possa fare, il refuso è sempre pronto a spuntare fuori dove meno te l’aspetti, rompendo il cazzo a tutti. Esistono due tipi di refusi, però, e di ciò il lettore accorto dovrebbe essere messo al corrente. E dunque, il refuso di tipo A è il refuso che fa capo ad un autore famoso. Ad esempio, citando a casaccio, Camilleri. Poi, esiste il refuso di tipo B, quello che fa capo ad un autore che è un signor nessuno (idem dicasi per il suo editore). Cosa cambia, vi chiederete? Cambia tutto, signori miei! Non ci credete? Immaginate di prendere in mano un libro del buon (e ormai compianto) Camilleri e di trovarci un refuso. Qualcosa del tipo: la finestre. Voi che reazione avreste? Quasi certamente, direste qualcosa del genere: “Embè, dov’è il problema? Di sicuro è colpa dell’editor/revisore delle bozze/addetto di redazione vattelapesca che ha commesso un piccolo errore! Camilleri è un maestro e non scrive refusi!” Ora, invece, immaginate di trovare lo stesso identico refuso in un mio libro. Che reazione avreste? Ve lo dico io (e, se siete onesti, lo dovreste dire anche voi): “Ma tu guarda questo Chiarolanza, uno sconosciuto, un esordiente (ma voi, naturalmente, state leggendo il mio quarto libro pubblicato, ndA) e si permette di scrivere un refuso! Ma che screanzato, ho speso 10/12/15/17/1 milione di euri per il suo libro sconosciuto e c’è un refuso! Basta, questo libro lo brucio, sto Chiarolanza non sa scrivere. D’ora in avanti, solo editori famosi e certificati!” Ecco qual è la situazione, mio caro e affezionato lettore. Allo scrittore eterno esordiente (con quattro libri all’attivo e un quinto in uscita) nulla viene perdonato, nemmeno uno stupido refuso che, non essendoci revisori di bozze nella piccola editoria, è perfettamente perdonabile. Ma l’eterno esordiente non ha scuse, si sa.
- MA IN LIBRERIA NON HO TROVATO IL TUO LIBRO. Su questo punto la farò breve. No, amico lettore, il mio libro (e così tutti gli altri che ho pubblicato e, se è per questo, nemmeno quelli futuri che, forse, pubblicherò) non lo troverai MAI in libreria. Perché, mi chiedi? Perché i piccoli editori indipendenti sono tagliati fuori per default, per impostazione predefinita, dalle librerie. Alle librerie non importa una sega (ti ricordi il brano M’importa ‘na sega dei CSI? Quello che diceva: m’importa ‘na sega, sai, ma fatta bene? Ecco, quello!) dei libri di autori e editori sconosciuti. Non puntano su di loro nemmeno se uno di questi è un vicino di casa da una vita. Questa è la realtà. Triste, severa, e merdosa. Se vuoi leggere uno dei miei libri, devi spulciare gli store online, oppure chiedere al libraio di ordinare appositamente una copia del mio libro, oppure rivolgerti a me personalmente oppure, ancora, immergerti nei siti degli editori (il più delle volte pagine web illeggibili, che rendono difficoltoso qualsiasi acquisto, anche quando fanno ottime offerte.) Il modo di procurarti il mio libro ce l’hai, o lettore fiducioso, ma devi fare un piccolo sforzo e questo, di solito, crea quella fastidiosa situazione per cui nessuno legge i miei libri (e neanche quelli dei miei colleghi).
- E PERCHÉ NON TI CERCHI UN ALTRO EDITORE? E perché tu, o lettore, invece di fare domande a cazzo, non ti metti semplicemente a leggere uno dei miei libri? Ma veniamo al dunque. Non è che io non cerchi un altro editore. È che ne ho cercati decine e decine e i risultati sono stati i seguenti: nessuna risposta; il suo è un ottimo libro, ma noi non lo vogliamo; il suo è un libro con standard di qualità troppo bassi per i nostri livelli; buona idea, ma almeno la metà del romanzo è da buttare; glielo pubblichiamo ma vogliamo tagliare 112 pagine su 300; solo i grandi autori si possono permettere di compiere questa scelta narrativa ______ inserire un’espressione a piacere sopra la riga vuota. Ergo, amico lettore, non ho tutto il giorno per scrivere ai trilioni di biliardi di editori italiani, la maggior parte dei quali mostra una professionalità quanto meno discutibile (e ti prego di non insistere perché le parolacce fanno parte del mio abituale vocabolario quotidiano e, più di qualche volta, pure le bestemmie. Uomo avvisato, mezzo salvato.)
- E PERCHÉ NON FAI TRADURRE IL TUO LIBRO IN INGLESE/FRANCESE/TEDESCO/UCRAINO/KHMER/ESPERANTO? Perché, per non dilungarmi troppo, non ho a disposizione le migliaia di euri occorrenti per una traduzione qualificata di un testo letterario. Oltre tutto, migliaia di euri a fronte di probabilità sostanzialmente nulle che serva a qualcosa.
- E QUANTE COPIE HAI VENDUTO DEL TUO LIBRO? E tua moglie (o tuo marito), o lettore (oppure lettrice) quante/i amanti ha? Forse, o lettore (oppure lettrice), non ti rendi ben conto di ciò che dici. O forse pensi che, per il solo fatto di aver pubblicato un libro, io abbia venduto migliaia di copie. Ebbene, sappi che solitamente nella piccola editoria, le copie si misurano sulle dita di una mano o al massimo due. Raramente si va oltre e si riesce superare la cinquantina. Così, per darti un’idea, amico lettore (o lettrice) di come funziona il brillante mondo dell’editoria.
- QUANDO FAI UNA PRESENTAZIONE? Molto probabilmente tu, amico mio, hai in mente le presentazioni con le ragazzine urlanti di Alberto Angela e perciò me lo domandi. Per organizzare una presentazione occorre una libreria che ti ospiti. E, logicamente, una libreria che risponda alle tue e-mail. Già qui, molte librerie possono essere depennate dalla lista. Quando ne trovi una che risponde, devi: incastrare data e ora, trovare un presentatore che ti affianchi e che sappia il fatto suo (onde evitare la noia mortale, perché tu non sei Alberto Angela), pensare agli argomenti da trattare, incontrarti col presentatore per provare il dialogo che instaurerete, invitare quante più persone possibili (e che, spesso, ti daranno buca all’ultimo minuto, sempre perché tu non sei Alberto Angela). Ho detto tutto? Non lo so, ma ciò che ho detto rende abbastanza l’idea.
- PERCHÉ, DUNQUE, CONTINUI A SCRIVERE LIBRI? Buona domanda, amico lettore, buona domanda! Fondamentalmente, la risposta è la seguente: perché sono un incosciente. Esatto, un incosciente. Questa è la ragione. Solo un incosciente può credere che i libri destino interesse e che qualcuno si scomoderà per leggere cos’ha da dire un oscuro e sconosciuto autore che si fa il culo per scrivere libri letterariamente completi e validi. Solo un incosciente può aspettarsi di essere considerato uno scrittore, anche se non ha il marchio famoso alle spalle. Solo un incosciente può ritenere che lo sforzo necessario per creare un romanzo o un racconto (e per studiare e fare ricerche) sia considerato un lavoro e non un passatempo per il quale la gente si aspetta di poter leggere gratis i suoi libri (ma spesso si rifiuta di leggerli anche se glieli regali o li svendi a pochi spiccioli). È questa la ragione per cui, da un momento all’altro, potrei smettere di scrivere e nessuno, a parte me, se ne accorgerebbe. Nessuno ne sentirebbe la mancanza. Già, perché noi siamo quelli che: “Com’è andata la presentazione?”, e diciamo: “Bene, grazie”, per non ammettere che c’erano solo due persone e abbiamo dato via una sola, risibile, copia del nostro libro. Siamo quelli che: “Come procede il libro?”, e diciamo: “Bene, grazie”, per non dover ammettere che in un anno ha venduto 8 copie. E quindi, siccome non sono ignaro di tutto ciò che ho appena scritto (pur essendo un incosciente, questo va detto), sono sempre sul punto di smettere, per mancanza di lettori e di riscontri. Forse scriverò ancora, o forse no. Tu, però, o lettore, cerca di essere consapevole di cosa si nasconde dietro un libro e, nel frattempo, fai la tua parte per correggere la rotta, finché sei in tempo…